Incuria

Roma come modello di innovazione radicale

Salvatore Iaconesi
6 min readDec 6, 2021

Io e mia moglie Oriana non siamo di Roma. Ma a Roma ci siamo sempre tornati. Siamo artisti e ricercatori, e conduciamo un piccolo centro di ricerca che si occupa di come le tecnologie entrano e modificano la vita degli esseri umani, in cui si usano sincreticamente i metodi delle scienze, dell’arte e del design. Abbiamo un profilo nazionale ed europeo (pochi giorni fa la presidenza slovena del Consiglio Europeo ci ha chiamato per il keynote di apertura del congresso “The Future of Living”, tra Intelligenza Artificiale, Arte e Patrimonio Culturale).

Proprio in questi giorni, a #Torpignattara, stiamo per fare un investimento: il Nuovo Abitare, lo stadio più avanzato della nostra ricerca, sta per nascere qui, in mezzo alla bellezza commovente (che com-muove, che “muove insieme”) di tutte queste culture che riescono a vivere pacificamente, come erbacce che si mischiano continuamente, senza bisogno di consenso, nella meravigliosa diversità e bellezza dei loro conflitti e capacità di esprimersi, sentire e remixarsi, che è il segreto della capacità di sopravvivenza degli ecosistemi.

“Incuria”, il nostro nuovo libro, parla di questo.

Del perché, dopo essere stati chiamati a Londra, a Bruxelles, a Berlino, a Yale e Stanford negli Stati Uniti e in tanti begli altri posti, siamo tornati qui, a Roma, per tirare su il Nuovo Abitare, un’ente non profit che ospita — utilizzando le tecnologie più moderne — ARNA, l’Archivio del Rituali del Nuovo Abitare. Un archivio che ospita opere d’arte, interventi di design e ricerche transdisciplinari che trattano di come le persone e le comunità, per poter godere dei propri diritti e delle proprie libertà, e per potersi informare, esprimere e relazionarsi, oggi, devono avere a che fare con la mediazione tecnologica dei dati e della computazione (algoritmi e intelligenza artificiale, per esempio, che ormai sono tutti intorno a noi).

Un archivio internazionale, aperto, che porterà a Torpigna artisti e ricercatori da tutto il mondo, e che si porteranno un pezzo di Torpigna a casa, perché è un “archivio distribuito”.

“Perché a Roma/Torpigna?” è l’argomento del libro.

Noi consideriamo Roma come un potenziale modello di innovazione radicale, che non si applica solo per mancanza di immaginario.

Dalla “città dei 15 minuti” alla “città senza fretta, in cui hai tutto il tempo che vuoi, perché non c’è bisogno di correre”, e forse anche alla “città del tempo”, perché l’essere umano abita il tempo, e 15 minuti ci sembrano un po’ pochini: una gabbia, piuttosto che un’ambizione.

Dalla “città della competizione e della produzione” alla “città della collaborazione e della cura”, perché le tragedie come la pandemia, il cambiamento climatico, le migrazioni, la povertà e l’accesso si affrontano cambiando psicologia e paradigma, non con un’app.

Dalla “città del decoro”, in cui tecnologia, arte e design servono per abbellire, alla “città del coro”, in cui tecnologia, arte e design servono a progettare e lavorare insieme.

Dalla “città del turismo” alla “città del viaggio e dell’abitare”, perché i turisti sono dei wannabe sfigati e cinici che non escono mai dalla loro zona di comfort e, paradossalmente, non escono mai di casa: al massimo cercano come possono essere a casa altrove. Chi viaggia si ferma nei posti (a lungo o breve che sia), rischia, investe tempo e risorse, e genera ricchezza e cambiamento in sé stesso e nel luogo in cui è stato. E poi c’è “abitare”, che non è un verbo passivo.

Dalla “città eterna” del centro storico, alla “policittà” delle borgate, così diverse, inmappabili e dinamiche: veri laboratori viventi sempre in attività, che potrebbero esprimersi attraverso dozzine di arti, espressioni, turismi e vocazioni differenti.

E ci sono dozzine di altri “dalla/alla” possibili, alcuni dei quali sono nel libro, raccontati metaforicamente attraverso il cinema di e a Roma.

Roma è la città della Nobiltà Punk Open Source, che è una strana Nobiltà della Fine, che si trova nei giovani quanto negli anziani, e che dietro ogni “e sti cazzi” che dice ci sono migliaia di anni di storia. Ma, a differenza del nobili “tradizionali”, questi sono nobili Open Source, nel senso che è una condizione diffusa: se “abiti” Roma non puoi essere/diventare che così.

Come ogni Nobiltà, hanno economie relazionali e non fanno nulla di fretta: nel libro la chiamiamo “Economia della Svolta”, ed è completamente immersa nelle relazioni della città, nel network, che poi è l’unico modo di affrontare la fine e i problemi complessi. C’è tanto da imparare da questi Nobili e da queste Economie, e andrebbero valorizzate e sostenute.

Roma è una città “frattale”: tutti i quartieri hanno tutti, dai monumenti, ai palazzi, alle baracche, alla campagna. Giri l’angolo e il paesaggio cambia completamente, continuamente. Non importa quanto fai zoom-in/zoom-out sulla mappa.

Roma è un “Terzo Paesaggio” fatto città. Che nell’epoca delle reti e dell’informazione diventa il “Terzo Infoscape”.

Quelle che certi chiamano “erbacce”, lo diventano solo per mancanza di immaginario. Mentre invece sono potenziali giardini bellissimi, edibili, con erbe officinali, che producono, che si manutengono da soli, senza spreco di acqua e di energia. Anzi l’energia la generano.
A Roma questo parallelo vale su tutto: sugli immobili, nei parchi, nell’immondizia, nel traffico, nella cultura.

Quando chiedono a Gilles Clément che fine fa il giardiniere (il governo) nel Terzo Paesaggio, lui risponde che non scompare affatto — come certi potrebbero invece immaginare –, anzi è un personaggio necessario, ma usa solo strumenti diversi: il giardiniere “classico” usa strumenti pesanti e faticosi come vanga e rastrello, mentre il giardiniere del Terzo Paesaggio usa come strumenti la “conoscenza e il vento”.

L’idea di innovazione nella/della è molto stantìa, di questi tempi, e coincide troppo spesso a un generico “fai come a Berlino”, “fai come a Londra”, “fai come a New York”, o, addirittura, nonostante il crollo delle infrastrutture pubbliche diffuse — reso evidente proprio dal covid –, da un paradossale “fai come a Milano”.

E invece no. La diversità e il suo remixarsi è quello che permette agli ecosistemi di evolversi, come avviene da milioni di anni.
L’inmappabile, illeggibile, ingovernabile (almeno dal punto di vista del “giardiniere classico”) Roma offre infinite nicchie che possono ospitare la diversità, e proteggerne e stimolarne la capacità di incrociarsi con semi e pollini che, trasportati da venti fisici e digitali, possono fare il giro del mondo.

C’è virtù sia nell’interconnettere, sia nel mistero, nell’autonomo: agli ecosistemi servono sia le relazioni e le interconnessioni, sia i bacini di diversità intoccabili, in evoluzione dinamica tra loro.

Gli ecosistemi non sono “abbontanti” (come ci ha lasciato erroneamente credere il digitale), ma “limitati”. E il loro valore è proprio in questo limite, che ci “obbliga” ad esporci, mischiarci e coesistere.

L’innovazione è per definizione “trasgressiva”: si fa cercando limiti da scavalcare (quello che si chiama “excess space”, o anche l’eccesso dell’arte) per poter dire agli altri “guardate! si può abitare anche qui!”, per far sorgere l’immaginario, il senso di possibilità.

Roma, col suo sempre problematico rapporto col potere e con le regole, è forse la città con maggiore potenziale di trasgressione in Italia, che si può valorizzare invece che anestetizzare, governando con “conoscenza e vento”.

E per questo la amiamo. Per questo ci stiamo investendo il nostro patrimonio personale e aziendale (del centro di ricerca), costruendo la sede del Nuovo Abitare proprio qui, a Torpignattara, invece che a Berlino o a Londra.

Questa è la nostra “Lettera d’amore per Roma”.

Comprando il libro partecipate alla campagna di fundraising per la sede del Nuovo Abitare. Ci saranno degli eventi in cui lo potrete comprare direttamente da noi, ma anche se lo prendete in libreria oppure online va benone, in fisico e in digitale.

Per ogni info e altre opportunità per sostenere il Nuovo Abitare:

Il libro “Incuria.” di Salvatore Iaconesi e Oriana Persico edito da Luca Sossella Editore si può acquistare nelle migliori librerie e online (per esempio qui su IBS), oppure agli eventi del Nuovo Abitare.

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