Se non ti addormenti quando leggi Foucault

Salvatore Iaconesi
3 min readJan 9, 2021

Guardate questo video:

https://vimeo.com/495716066

“If it became automatic, would the hospital of the future be more human?”

Finisce così questo breve documentario. Molto bello, per carità.

Ma ha un grande difetto: parla solo della tecnica.

E quindi, come in tutti questi casi, dipende tutto dal tema della tua ricerca e, in finale, da cosa devi vendere.

In modo altrettanto bello e interessante potremmo fare altri 20 documentari che dicono altre cose importanti, vendendo altri set di pentole e servizi.

A me non interessano molto queste speculazioni, perché non devo comprare nessuna pentola.

Essì che, da “malato in sospeso” (e si spera in sospeso per il più lungo tempo possibile) di cancro, delle buone “pentole” di questo genere mi potrebbero fare comodo.

Quando ho scelto di essere principalmente un artista (si può “scegliere” di essere un artista? o te lo deve dire qualcuno? “guarda che sei un artista!” … è una domanda che viene da lontano, e io ho deciso allegramente di ignorarla, per fare “secondo me” il lavoro che dovrebbe fare un artista) ho scelto di occuparmi di altro, piuttosto che di comprare le pentole guiste.

Ho scelto di alterare la realtà.

Non per creare qualche fake news o notizia complottista.

Ma per perturbare, per creare inquietudine, per suscitare domande che, altrimenti non verrebbero fuori.

Perché?

Per far sì che le persone, avendo esperienza di questa realtà perturbata e perturbante, si perturbino e, nel farlo, come succede nell’inquietudine, capiscano qualcosa di sé stessi, di come vorrebbero vivere la loro vita, di come ci siano cose che hanno soluzione e cose che non hanno soluzione.

Lo stavamo dicendo, in modi e luoghi diversi, con Silvio Lorusso e Daniele Bucci, parlando dello Speculative Design, del Design Fiction e delle pratiche simili.

Perché portano così poco impatto? Perché, alla fine, l’impatto l’ha creato Black Mirror (uno “spettacolo”) invece che tutte le acute intelligenze impegnate nel Design di Near Future?

Ci sono tanti motivi, e io ne espongo solo due tra tanti, forse neanche i più importanti.

Primo: nello “spettacolo” gli obiettivi si confondono.

Lo scopo di Black Mirror è un design critico, il sollevare una riflessione critica sulle tecnologie? No. È entertainment. Ne ha il processo di produzione, i budget, la comunicazione etc. D’altra parte: ottiene una riflessione critica sul futuro e sulle tecnologie? Sì. È come se stessimo facendo una riflessione critica sul futuro basandosi sul Grande Fratello VIP? Sì. Ha senso/qualità? Dipende (da chi/come/cosa/in che contesto).

Allo stesso modo: cos’è un workshop di Design Fiction organizzato da Mercedes, Google o chi per loro? Vendita di pentole/ideologia/servizi o cos’altro?

Spesso c’è un problema di base, che è di definizione.

Tra il design, per cui è importante, comunque, ottenere un risultato, che sia un’infografica, un oggetto, un processo partecipativo che arriva a uno o più concept, delle guidelines, dei casi di studio, un report che descrive un trend: “Cari, voglio vendere delle pentole: sono buone pentole!”. E l’arte, per cui è importante la presenza, l’inquietudine, il perturbarsi, a qualsiasi costo: “Bu! Paura? Estrema gioia? Risate? Terrore? Qualsiasi cosa sia: tienitelo dentro per un po’ e poi parlane con gli altri.”

C’è bisogno di tutti e due: sono due modi di procedere necessari.

L’unica cosa che non è una buona idea è schiacciare l’uno sull’altro, proponendo la figura di un artista docile, che applica e si applica a pappette pronte, predigerite, e fa i compitini in classe per prendere il finanziamentuccio: “Artista! Sì, tu! Vieni un po’ qua! Ecco, prendi questa bella IA, fatta così: facci qualcosa di colorato.”

È una cosa difficile. Spesso il non cedere obbliga l’artista a tirare su un’organizzazione, ad avere a che fare con amministrazioni, grant, rendicontazioni, audit europei e altre cose orribili. Io e mia moglie Oriana Persico ci siamo finiti in terapia per questa tortura. Ma non confondersi è fondamentale. Ora abbiamo trovato la strada.

Secondo, che deriva dal primo, e che io devo interamente a Oriana, che l’unica della coppia in grado di leggere Foucault senza addormentarsi: la Cura del Sé. Che non è banale. Perché richiede di avere cura di sé nell’essere pronti a fare le domande importanti all’Oracolo quando si va a visitarlo (cit. Foucault). È la differenza tra potere (che è sempre una caratteristica di tutte le forme di relazione) e dominio (e in particolare dell’egemonia).

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